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Comprare casa per far rendere i risparmi

11/10/2021 Autore: Daniele Turchi

Comprare casa per far rendere i risparmi

Per chi è interessato ad acquIstare casa, questo è sicuramente il momento migliore: i tassi sono ai minimi e i prezzi delle abitazioni ancora fermi. Sottoscrivere un finanziamento per comprare casa significa contrarre un “debito buono”, finalizzato all’acquisto di un patrimonio per la famiglia.

Comprare casa per far rendere i risparmi

Se non ora, quando? Si potrebbe usare un’espressione spesso utilizzata per descrivere la situazione attuale di chi è interessato ad acquistare casa, ma continua a sfogliare la margherita a fronte delle tante incertezze che caratterizzano il quadro economico. Che indubbiamente pesano, ma sono solo una faccia della medaglia. L’altra è costituita da prezzi delle abitazioni ancora fermi e mutui vicini ai minimi. Tutto questo a fronte di una perdita certa per chi tiene i propri risparmi fermi sul conto in banca.

 

I danni dell’inflazione

Il nemico dei risparmi accumulati dalle famiglie è in casa e, probabilmente, non è di passaggio. Secondo le ultime rilevazioni dell’Istat, a settembre l’inflazione si è attestata al 2,6% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, “portandosi a un livello che non si registrava da ottobre 2012”, per usare l’espressione riportata dall’ufficio di statistica. La spinta maggiore arriva dalla crescita dei prezzi energetici (+20,2% anno su anno) e anche il “carrello della spesa accelera nuovamente, registrando un aumento che rimane però inferiore alla metà di quello riferito all’intero paniere”.

Dunque, le previsioni di qualche mese fa su un carovita destinato a rientrare rapidamente, sono state smentite. E, probabilmente, anche il persistente ottimismo delle banche centrali sarà smentito dai fatti. Perché alla base di questo rialzo che dura ormai da qualche mese non c’è solo la pressione della domanda sull’offerta, conseguenza diretta della ripresa economica, ma anche il tema dei costi per realizzare la transizione ecologica.

 

Boom dei depositi

Lasciando per un attimo da parte il versante macro, quello che interessa ricordare è che l’aumento dei prezzi al consumo fa perdere valore in termini reali ai risparmi accumulati nel tempo. Per fare un esempio, il 2% di inflazione fa sì che in dieci anni il denaro tenuto fermo in deposito valga il 30% in meno. Dunque, mille euro di oggi diventerebbero settecento nel 2031.

E di soldi fermi sui conti ce ne sono sempre di più: circa 10 miliardi di euro in più ogni mese per un ammontare a fine giugno di 1.500 miliardi tra famiglie e imprese. Denaro che nel migliore dei casi non viene remunerato, nel peggiore è in perdita, tra costi di tenuta conto e balzelli vari.

Non che il risparmio privato abbia smesso di essere un valore, anzi è da sempre un punto di forza dell’economia italiana a fronte di un debito pubblico elevato, ma quando è eccessivo può far male, soprattutto se si considera che i mercati finanziari arrivano da anni di crescita. In sostanza, se quel denaro fosse stato investito, avrebbe fruttato sicuramente.

 

Poco debito, anche se virtuoso

Attualmente il rapporto tra indebitamento delle famiglie e reddito vede l’Italia intorno al 60%, ben al di sotto del 90% che costituisce la media dell’area euro secondo gli ultimi dati elaborati dalla European mortgage federation.

Di contro, se si guarda allo stock dei mutui, il valore dei finanziamenti in essere ammonta in Italia a 391 miliardi di euro, rispetto ai 1.136 miliardi di Francia e ai 1.666 del Regno Unito, due Paesi comparabili per popolazione.

Mettere a confronto risparmio e mutui  aiuta a comprendere come nel nostro Paese si stia perdendo una grande opportunità, quella di cogliere condizioni difficilmente ripetibili in futuro per comprare casa.

Un recente studio di Nomisma segnala che vi sono 3,3 milioni di famiglie italiane interessate a comprare casa nei prossimi dodici mesi, nonostante le difficoltà per chi ha subito le conseguenze della crisi pandemica. Dunque, se la volontà non manca, c’è il timore di compiere il grande passo data la diffusa incertezza sul futuro dell’economia e del lavoro. Anche se questo porta a dimenticare che sottoscrivere un finanziamento per comprare casa significa contrarre un “debito buono”, finalizzato a un investimento che comporta l’acquisto di un patrimonio per la famiglia e non una spesa come avverrebbe in caso di destinazione della stessa somma per l’affitto o l’acquisto di un viaggio.

 

Condizioni ideali di mercato

Oggi i mutui più convenienti presentano un tasso intorno all’1% per il fisso (e poco meno per il variabile), rispetto a una media degli ultimi 20 anni del 3,75%. Un livello eccezionalmente basso, quello attuale, non sostenibile a fronte di un rialzo dei tassi ufficiali che sarà inevitabile quando prenderà consistenza la ripresa economica.

Per altro, oggi l’accesso al mutuo è più facile anche per i giovani. Con il Decreto Sostegno Bis convertito in legge a fine luglio, il Governo ha rafforzato il Fondo di Garanzia per i muti sottoscritti dagli under 36, consentendo a chi chiede un finanziamento prima casa con un loan-to-value (il rapporto tra ammontare del capitale preso in prestito e il valore della casa) superiore all’80%, di ottenere la garanzia del Fondo all’80% della quota capitale. Data l’elevata copertura statale, le banche si stanno spingendo a finanziare fino al 100%.

Questo a fronte di prezzi delle case destinati a restare fermi nell’anno in corso dopo il –15% dell’ultimo decennio e a tornare a crescere dal 2022. Così, rimandare ancora la decisione d’acquisto potrebbe rivelarsi penalizzante

 
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