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Tassi di interesse sui mutui: rischio aumento a causa dell'inflazione

11/05/2022 Autore: Daniele Turchi

Già indirizzata verso il rialzo alla fine del 2021, nel 2022 l'inflazione è aumentata molto, influendo sugli indici Euribor e Irs, quelli di riferimento per i tassi di interesse sui mutui a tasso variabile e fisso. L'analisi del Codacons, anche alla luce dei contraccolpi della guerra in Ucraina.

 

I tassi a confronto

Insomma, comprare una casa attraverso un finanziamento bancario costa di più. L’associazione ha confrontato i tassi adottati dagli istituti bancari prima del conflitto, iniziato il 24 Febbraio scorso, con quelli proposti attualmente. I nuovi tassi fissi sono quelli aumentati di più.

 

Tra Euribor ed Eurirs

Infatti l'EURIBOR, cui si fa riferimento per il tasso variabile, è rimasto più o meno stabile negli ultimi 4 mesi (quello a 1 mese era, il 29 Aprile, a -0,538%, contro il -0,576% del 3 Gennaio 2022). 

Invece l'EURIRS, detto anche Irs, usato per il tasso fisso, è salito molto:

ad esempio, se si prende in considerazione un mutuo ventennale, si è arrivati all'1,49% del 29 Aprile (con picchi dell'1,73% il 19 Aprile) partendo dallo 0,60% riscontrato all'inizio di Gennaio  8.812 in più.

 

 

In pratica, un mutuo a tasso fisso per la prima casa aperto in questi giorni costa mediamente circa lo 0,50% in più rispetto a Gennaio. 

A essere maggiormente penalizzati sono i mutui a 30 anni, perché la maggiore durata del finanziamento determina un tasso finale più elevato; si arrivano a spendere alla scadenza - rispetto a chi ha acceso un mutuo prima del conflitto - circa €8.812 in più, solo per il costo maggiore delle rate e senza considerare altre spese (perizie, costi bancari, pratica).

 

Colpiti soprattutto gli under 36

Ci rimettono in particolare i giovani

Secondo Wall Street Italia, non solo le banche hanno aumentato i premi che applicano sui tassi fissi e variabili; stanno anche sospendendo le offerte dedicate ai mutui under 36 nell’ambito del Fondo di Garanzia Prima casa, rafforzato dal decreto Sostegni bis del maggio 2021, che ha ampliato dal 50% all’80% la parte del prestito coperta dallo Stato per i giovani con un Isee inferiore ai €40.000. Con l’inflazione al 6,5% gli istituti di credito rischiano di rimetterci e non stanno più concedendo la garanzia.

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