Non si ferma la corsa del mattone in Italia
Non si ferma la corsa del mattone in Italia
Ancora segnali di crescita per il mercato immobiliare in Italia, con la ripresa delle compravendite che prosegue e i prezzi che vanno verso un sostanziale assestamento dopo la salita del 2021 rispetto al primo anno pandemico. È quanto emerge da una survey.
Non che manchino i motivi di preoccupazione, ma gli agenti immobiliari continuano a essere ottimisti sul futuro del mattone, che si sta confermando asset rifugio come già nel passato, protezione dai momenti di incertezza economica e di elevata inflazione.
La survey
Secondo l'ultimo sondaggio condotto tra gli associati dalla Fimaa (Federazione italiana mediatori agenti d'affari, aderente a Confcommercio-Imprese per l'Italia), il secondo trimestre è stato caratterizzato da una stabilizzazione relativamente al numero degli scambi (si è espresso così il 55,7% degli intervistati), della domanda di acquisto (il 51,4% del totale) e dei prezzi di compravendita (indicazione arrivata dal 61,4% degli addetti ai lavori).
Le incognite all'orizzonte
Quanto al trimestre in corso, l'orientamento degli operatori è di un rialzo generale dei prezzi, mentre le compravendite sono viste in crescita dal 31% degli interpellati. Il 14%, invece, teme la riduzione del potere di acquisto dei salari (l'inflazione potrebbe anche favorire l’acquisto di immobili per il timore di dover spendere ancor più in futuro) per i rincari dell'energia (che ha ripercussioni anche sui canoni di locazione) e gli aumenti dei costi delle materie prime.
Il rialzo dei tassi di interesse sui mutui, secondo quasi il 21% delle risposte ricevute, sta mostrando i primi problematici effetti, con rallentamenti anche nel perfezionamento delle compravendite garantite dallo Stato (giovani under 36): basti ricordare che l’Eurirs a 25 anni è cresciuto, da inizio febbraio, in due mesi di 2 punti percentuali.
Seguono le preoccupazioni per l’andamento complessivo dell’economia col 18,3%. Il 13% di risposte riguarda in tal caso l’economia tout court, mentre il 3,6% riguarda la perplessità sulla tenuta del sistema occupazionale ed infine l’1,7% la cattiva distribuzione dei redditi.