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Mutui, si inverte la rotta, si raffreddano i rincari

16/10/2023 Autore: Daniele Turchi

Con l’aumento dei tassi deciso dalla Bce le rate dei mutui con tutta probabilità cresceranno nei prossimi mesi, ma il mercato potrebbe aver parzialmente anticipato l’aumento, attenuando quindi l’effetto dei rincari. Ecco cosa ci attende. Anche se molto dipenderà dall’andamento dell’inflazione e dell’economia

 

Con l'aumento dei tassi deciso dalla Bce le rate dei mutui con tutta probabilità cresceranno nei prossimi mesi, ma il mercato potrebbe aver parzialmente anticipato l'aumento, attenuando quindi l'effetto dei rincari. C'è da notare, inoltre, che il mercato dei mutui nel 2023 è in contrazione, sia in termini di erogazioni che di domanda. In ogni caso la tendenza, secondo le previsioni, dovrebbe invertirsi all'inizio del prossimo anno, anche se molto dipenderà dall'andamento dell'inflazione e dell'economia.

L'aumento dei tassi Bce. La Bce (Banca Centrale Europea) ha deciso di proseguire con l'incremento dei tassi, spiegando che, sebbene l'inflazione continui a diminuire, ci si attende tuttora che rimanga troppo elevata per un periodo di tempo prolungato.

Per assicurare il ritorno tempestivo dell'inflazione all'obiettivo del 2% nel medio termine, il consiglio direttivo ha deciso quindi di aumentare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce: i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono stati innalzati rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4%, con effetto dal 20 settembre.

L'incremento dei tassi rispecchia la valutazione delle prospettive di inflazione considerati i dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell'inflazione di fondo e dell'intensità della trasmissione della politica monetaria.

Le proiezioni macroeconomiche di settembre formulate per l'area dell'euro dagli esperti della Bce indicano un tasso di inflazione pari in media al 5,6% nel 2023, al 3,2% nel 2024 e al 2,1% nel 2025, per effetto di una revisione al rialzo per il 2023 e il 2024 e al ribasso per il 2025.

La correzione al rialzo riflette principalmente l'evoluzione più sostenuta dei prezzi dell'energia. Le pressioni di fondo sui prezzi restano elevate, sebbene la maggior parte degli indicatori abbia iniziato a ridursi.

L'effetto sui mutui. Secondo le simulazioni di Credipass.it ciò potrebbe portare la rata di un mutuo medio a tasso variabile a sfiorare i 760 euro, vale a dire il 66% in più rispetto all'inizio del 2022.

C'è però da osservare che il mercato potrebbe aver già anticipato, almeno in parte, l'aumento annunciato dalla Banca Centrale Europea e questo attenuerebbe l'impatto dei rincari sulle rate dei mutuatari.

Guardando alle aspettative di mercato, secondo i Futures sugli Euribor (che rappresentano l'aspettativa che gli operatori hanno sull'andamento dell'indice nei prossimi anni) il picco dell'indice è previsto per dicembre e il punto massimo è dato a 3,90%, ma negli ultimi giorni ha già superato il 3,80%.

L'aumento nel prossimo trimestre, quindi, dovrebbe essere inferiore ai 25 punti base della Bce e ci si attende che, da gennaio, i tassi calino seppur gradualmente.

Per l'analisi, Credipass.it hanno preso come riferimento un finanziamento a tasso variabile da 126 mila euro con piano di restituzione in 25 anni sottoscritto a gennaio 2022 e hanno esaminato come sono cresciute le rate da inizio dello scorso anno a oggi e come potrebbero variare nuovamente nei prossimi mesi. Il tasso (TAN) di partenza di gennaio 2022 era pari allo 0,67%, corrispondente a una rata mensile di 456 euro.

A seguito dei diversi aumenti del costo del denaro messi in atto dalla Banca Centrale Europea per combattere l'inflazione, il tasso del mutuo preso in esame è salito di molto, arrivando a toccare a settembre 2023 il 5,05%, con una rata di circa 740 euro. Oggi, quindi, il mutuatario si trova a pagare quasi 285 euro in più (+62%) rispetto alla rata iniziale di gennaio 2022.

Se, a seguito dell'aumento della Bce, l'Euribor crescerà di altri 25 puti base, la rata mensile del finanziamento analizzato potrebbe arrivare a 759 euro, con un aggravio di 303 euro rispetto a quella iniziale (+66%).

Se si guarda, invece, alle previsioni dei Futures, l'aumento potrebbe essere più contenuto rispetto ai 25 punti base della Bce; in questo caso la rata potrebbe fermarsi a 748 euro, ovvero oltre 292 euro in più rispetto a quella di gennaio 2022.

Sempre secondo i Futures però con l'inizio del nuovo anno la tendenza dovrebbe finalmente invertirsi tanto che, guardando alle quotazioni di giugno 2024, la rata del mutuo analizzato dovrebbe scendere a 731 euro, per poi arrivare a 685 euro a giugno 2025.

C'è da segnalare, inoltre, che è allo studio della maggioranza di governo l'ipotesi di estendere le agevolazioni per i mutui riservate a coloro che hanno meno di 36 anni, in scadenza al 30 dicembre, abbassando allo stesso tempo la soglia del reddito, che scenderebbe a 30 mila euro.

Da quando è stata introdotta nel 2021, la misura ha consentito a molte persone sotto i 26 anni di accedere a condizioni vantaggiose per la sottoscrizione del mutuo prima casa, tanto che, secondo i dati di Facile.it, se nel primo semestre 2021 i richiedenti con meno di 36 anni rappresentavano il 43,4% delle richieste totali di mutui prima casa, tra gennaio e giugno 2023 questo valore ha raggiunto il 51,3%.

Il mercato dei mutui. In tutto ciò il mercato dei mutui è ancora in contrazione: calano le erogazioni e la domanda.

Secondo l'analisi di Credipass, società di mediazione creditizia leader nella consulenza alle famiglie italiane, hanno ricevuto finanziamenti per l'acquisto dell'abitazione per 10.302 milioni di euro nel primo trimestre 2023; rispetto allo stesso periodo del 2022 si registra una diminuzione delle erogazioni pari a un -26%, per un controvalore di oltre 3,6 miliardi di euro.

Il calo nell'ultimo trimestre è molto più marcato rispetto a quanto registrato in precedenza: il 2022 si era chiuso con una variazione negativa del 10%.

La prima rilevazione ufficiale del 2023 di Banca d'Italia segna un netto incremento della contrazione a causa del mutato scenario socioeconomico e del repentino rialzo dei tassi di interesse che ha caratterizzato gli ultimi 12 mesi.

Il mercato dei mutui resta comunque anche per il 2023 a buoni livelli rispetto a quanto registrato in precedenza, segnale che l'eccezionalità va ricercata negli anni passati quando i tassi di interesse erano rimasti ai minimi storici per lungo tempo. Si ipotizza una proiezione a fine d'anno a circa 45 miliardi di euro.

Nel 2022 la contrazione aveva condizionato principalmente i volumi inerenti la surroga e la sostituzione, sfiorando appena le operazioni di acquisto che avevano tenuto i livelli record del 2021; se si analizzano da questo punto di vista i volumi di mutuo nel primo trimestre 2023 si nota un calo del 26,6% delle operazioni a supporto di un acquisto immobiliare, segno che la contrazione coinvolge ora proprio questa tipologia di finanziamenti.

Prosegue anche il calo delle operazioni di sostituzione e surroga che segnano un -16,8%.

Sale, invece, al 7% il rapporto tra le surroghe e il totale delle erogazioni proseguendo nel trend di leggera risalita iniziata dal quarto trimestre dello scorso anno.

Secondo l'analisi però, considerando le aspettative per il secondo semestre 2023, il peggio dovrebbe essere ormai alle spalle. Gli aumenti dei tassi di interesse che hanno influenzato negativamente l'andamento del mercato rispetto allo scorso anno, infatti, dovrebbero aver terminato o quasi la loro corsa al rialzo.

In ogni caso molto dipenderà da due fattori: da una parte l'andamento dell'inflazione che spinge la Bce ad alzare i tassi per fronteggiarla, dall'altra l'andamento dell'economia che, se in contrazione, incide sul ribasso dei tassi di interesse.

L'evoluzione di questi due fattori ha influenzato la domanda di credito che nel primo semestre ha fatto rilevare una diminuzione di oltre il 22%.

Dal punto di vista dell'offerta, invece, le banche hanno sempre una buona predisposizione a erogare credito alle famiglie, anche se rispetto al passato lo fanno con sempre maggiore attenzione e con analisi più attente e puntuali sulla solvibilità dei richiedenti.

Nel complesso ci si aspetta una prosecuzione del calo in linea con quanto registrato nel primo trimestre con una probabile ripresa nell'ultimo trimestre dell'anno.

 
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