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Bce: verso ciclo di tagli più cauto dopo giugno

01/07/2024 Autore: Daniele Turchi

Bce: verso ciclo di tagli più cauto dopo giugno

Nonostante la riduzione dei tassi a giugno, la Bce potrebbe adottare un approccio più cauto nei tagli successivi, soprattutto in considerazione dei dati sull'inflazione dei servizi più alti delle attese e in funzione della politica monetaria che adotterà la Federal Reserve.

Il sentiero intrapreso dalla politica monetaria della Bce sembra divergere da quello della Federal Reserve, sebbene fino a poche settimane fa non fosse così chiaro. Mentre la Federal Reserve si trova a gestire un ciclo economico che continua a mostrare segnali di robustezza e preoccupanti segnali di un ritorno di fiamma dell’inflazione, l'Eurotower da una parte ammette che l'economia dell'Eurozona sta ancora subendo gli effetti dei recenti aumenti dei tassi d'interesse ma, dall'altra parte, riconosce allo stesso tempo che l'inflazione sta gradualmente tornando sotto controllo. Il percorso per vedere una riduzione dei tassi su entrambe le sponde dell’oceano non è però così lineare, o ravvicinato, come i mercati finanziari davano per scontato fino a poco tempo fa.

 

Poco probabile un ravvicinato taglio della Fed

D’altronde la Fed lo ha detto chiaramente: non potranno esserci tagli del costo del denaro se non ci saranno segnali di una significativa riduzione dell’inflazione. I recenti dati sono nella direzione opposta: negli ultimi mesi c’è stata una mancanza di ulteriori progressi verso il target di inflazione al 2%, mentre il mercato del lavoro è rimasto robusto e la crescita dell’economia ha continuato a rimanere solida. Pochi esperti si aspettano quindi un taglio dei tassi statunitensi, almeno fino a sotto le prossime elezioni presidenziali. E qui si innesta un discorso che lega a doppio filo la Fed alla Bce. Lo spiega Mark Dowding, fixed income CIO di RBC BlueBay: se la Fed dovesse rimanere in attesa, sarebbe improbabile che la Bce adotti tagli superiori a 50 pb quest’anno.

 

Lo spunto d’orgoglio dell’economia europea

Un atteggiamento ‘colomba’ più aggressivo da parte dell’Eurotower minerebbe l’euro e, comunque, sarebbe poco auspicabile alla luce dei più recenti dati sfornati dalla congiuntura dell’Eurozona. Questa, osserva - tra gli altri - Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, è cresciuta dello 0,3% nel primo trimestre, molto più del consenso (0,1%). Altro spunto da non sottovalutare è che l'inflazione dei servizi è sì scesa, ma non così rapidamente come atteso. Ciononostante, questa si attesta al tendenziale del 3,7% ad aprile, in calo dal 4% registrato a marzo. Ma cosa significano questi dati per la Bce? Anzitutto, le buone notizie. La Bce ha previsto una ripresa della produttività del lavoro più forte rispetto al consenso e sembra che stia accadendo.

 

L’incognita delle pressioni del settore dei servizi

La metà della debolezza della produttività del mercato del lavoro, spiega l’economista, si è concentrata nei servizi. Dato che la crescita è più forte nelle economie altamente specializzate nei servizi, una maggiore crescita della produttività in tale settore indica che la Bce è in grado di convivere con un’inflazione salariale del 3-3,5%. Questa, per Wieladek, è la fase attuale. Il rilancio della produttività significa che la Bce è in grado di procedere con i tagli dei tassi, anche se la crescita dei salari non dovesse calare sotto il 3%. Tuttavia, i dati sull'inflazione sono meno costruttivi. L'inflazione dei servizi è diminuita su base annua, ma meno del previsto. Una parte di questo calo ha a che fare con gli effetti base dovuti alla tempistica della Pasqua.

 

Dopo il taglio di giugno, ci sarà più prudenza

La Bce, a questo proposito, ha un dato ‘depurato’ dagli effetti distorsivi della Pasqua. Quindi l'inflazione implicita dei servizi è un po' più forte del previsto.. Il tasso neutrale inoltre non è superiore al 3%. Ciò le lascia un ampio margine di manovra. Tuttavia, per quanto riguarda il ritmo dei tagli dopo giugno, la Bce sarà guidata più dall'inflazione dei servizi che dalla produttività. I dati recenti rendono molto più probabile che la Bce salti luglio per poi tagliare altre due, tre volte nei mesi successivi. E comunque, in attesa di notizie dagli Stati Uniti, la Bce sarà più cauta riguardo al ritmo dei tagli dopo giugno.

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