MUTUI: la discesa dei tassi si è fermata. Cosa aspettarsi dalle Banche Centrali
Mutui: la discesa dei tassi si è fermata. Cosa aspettarsi dalle Banche Centrali
I tassi finali dei mutui rialzano la testa e, per assistere nuovamente a un trend ribassista, non resta che attendere nuovi tagli da parte della BCE. L’ultimo dato relativo ad agosto, indica che il tasso medio per le richieste di mutui a 20 e 30 anni è salito leggermente.
Tassi sui mutui: le prospettive delle Banche Centrali
L’ondata di ribassi sembra essersi fermata. Dopo la grande riduzione dei tassi sui mutui tra la metà del 2024 fino allo stesso periodo di quest’anno, l’estate è stata caratterizzata da una stasi, se non addirittura da un piccolo rimbalzo.
Piccolo rimbalzo per i tassi dei mutui
L’Osservatorio relativo ad agosto, indica che il tasso medio per le richieste di mutui casa a 20 e a 30 anni si è attestato al 3,23% per il fisso (era a 3,15% a luglio) e al 2,71% per il variabile (dal 2,67%). In entrambi i casi, dunque, siamo alle prese con piccoli rialzi.
L’Associazione Bancaria Italiana (ABI) conferma questa inversione di tendenza: nel mese di agosto il tasso medio sui mutui per l'acquisto di abitazioni è salito al 3,31% dal 3,20% di luglio (in questo caso vengono considerati tutti i contratti, non solo quelli relativi alle richieste online), interrompendo la serie di ribassi iniziata a gennaio 2024.
Questo lieve rimbalzo è collegato all’aumento dell’ IRS (Interest Rate Swaps) a 10 anni, parametro di riferimento per i mutui a tasso fisso, che ha raggiunto il 2,67% ad agosto, in rialzo di 44 punti base rispetto a dicembre 2024, quando era al minimo storico del 2,23%.
Nonostante ciò, i prestiti a famiglie e imprese sono cresciuti a +1,4% su base annua, con incrementi nei finanziamenti alle famiglie per l’ottavo mese consecutivo e tassi sui prestiti alle imprese in lieve diminuzione (3,42% ad agosto dal 3,50% di luglio), riflettendo un contesto di prudenza ma con segni di resilienza economica.
Il cambio di rotta della BCE ha fermato la discesa dei tassi
La situazione delle ultime settimane è diretta conseguenza delle scelte adottate dalla BCE, che per il momento ha posto fine ai ribassi, in attesa di capire come evolverà l’inflazione, considerato che il suo mandato statutario è di mantenere il carovita in prossimità del 2%. Mentre i piccoli rialzi potrebbero essere spiegati dalla fine di alcune campagne promozionali da parte delle banche.
Guardando in prospettiva, Goldman Sachs prevede un possibile taglio dei tassi più avanti, a dicembre, mentre altri come Pimco ritengono che il ciclo di tagli sia concluso. La BCE monitora anche il debito pubblico francese, che ha raggiunto livelli record, ma per ora esclude interventi eccezionali.
L’Eurotower, inoltre, ha sempre un occhio puntato su quanto avviene sull’altra sponda dell’Atlantico. Le scelte della Fed non condizionano direttamente la BCE, ma indirettamente sì, dato che un’elevata differenza di tassi può incidere sulle esportazioni e sull’inflazione.
Politiche monetarie: le decisioni della Fed e delle grandi Banche Centrali
Ad agosto il carovita negli Stati Uniti è salito al 2,9%, ai massimi dall’insediamento del presidente Trump, ma in ogni caso la Fed ha tagliato i tassi a metà settembre dopo una pausa di nove mesi.
La banca centrale americana è divisa tra due anime: da un lato il governatore centrale Jerome Powell e altri membri più cauti, che temono inflazione persistente e preferiscono un approccio graduale; dall’altro, membri come Michelle Bowman (nominata da Trump) che spingono per tagli più aggressivi per sostenere il mercato del lavoro.
Anche in questo caso, molto dipenderà dai numeri, ricordando che la Fed non deve soltanto puntare a tenere l’inflazione in prossimità del 2%, ma anche attivarsi per assicurare la piena occupazione.
Quanto alle altre grandi Banche Centrali, la Bank of England, mantiene una prudenza simile alla BCE, orientata a eventuali lievi aggiustamenti in caso di variazioni macroeconomiche. La Bank of Japan, invece, sta stringendo la cinghia e gli analisti si attendono un aumento graduale dei tassi fino a fine anno: anche se l’inflazione in Giappone resta contenuta, in questo caso la preoccupazione è di tenersi le mani libere per eventuali necessità.